STANDARD DI LAVORO DELLO SPANIEL

Pubblicato dall’E.N.C.I.

Lo standard somatico ufficiale è quello descritto dal Paese a cui appartiene la razza. Lo standard di lavoro per l’ impiego in ciascun paese, a norma della possibilità faunistiche e di habitat, purché non esorbiti dalle prestazioni richieste alla razza nel paese d’origine, e ne rispetti e tuteli i caratteri base dell’ attività funzionale. Per redigere lo standard di lavoro di una razza da caccia è razionale domandarsi prima a cosa essa serve, in quanto ausiliare del cacciatore e con quale prassi le spetta assolvere il compito perché possa rendersi concretamente utile nel modo più semplice nell’utilizzazione pratica ed agonistica, a caccia e alle prove sul terreno e queste sono niente altro che la finzione della caccia. La valutazione del lavoro del cane da parte del cacciatore è personale: c’è chi si contenta del poco e chi pretende il molto, spesso senza tener conto delle possibilità dell’ ausiliare in quanto razza. La valutazione del Giudice di prove sul terreno, trattandosi di un esame, propende quasi sempre nel pretendere il molto, l’Eccellente. Lo standard di lavoro deve invece suggerire un indice medio del valore delle prestazioni, tale che sia accessibile a tutti gli esponenti della razza, non tutti in grado di conseguire agonisticamente un risultato massimo, perché la massa non è costituita solo da Campioni, i quali nascono spesso da soggetti individualmente normali (anche modesti), ma portatori di caratteri insigni, che non debbono essere trascurati. La prova non è una gara a chi arriva primo e il vincitore può costituire un’eccezione fra una media mediocre: per la selezione giova che quella eccezione opera su una moltitudine preparata, anche se non insigne, e questa può rivelarsi e migliorare soltanto attraverso la competizione, che non deve essergli preclusa dalle difficoltà troppo severe, soprattutto se formali. A caccia il cacciatore non sempre si preoccupa del come ottiene il carniere e di quale specie; alle prove il Giudice dispone di graduatorie di qualifica e classifica precisamente per stabilire come si debba ottenere correttamente il carniere e di quale specie, in relazione alla razza dell’ausiliare.

La selvaggina dello Spaniel è: beccaccia ( specialità del Cocker, donde esso prende il nome).

Quaglia. Non la gabbiarola, perché non avendo essa pedinato prima di destarsi dalla catalessi, contraddice l’impiego dello Spaniel, cane pistatore, costretto a reperirla forzatamente immota, d’ incontro, e allora va meglio il cane da ferma.

Il fagiano: per la sua odierna diffusione, per il suo costume di reggere caparbio nel folto alla presenza del cane per la sua abitudine di pedinare a lungo prima di frullare, è l’ideale per lo Spaniel che lo forza al volo la’, fra gli intrighi, dove il cane da ferma è quasi impotente se non vuol venire meno al suo carattere ortodosso di non forzare il selvatico.

A starne: non è consigliabile perché non reggono facilmente a cane che manovri troppo con indugi nel reperirle, sospettose perché levandosi in brigata sono più attente all’ insidia.

A beccaccini: pedinano raramente e non reggono al cane che li accosta col deliberato proposito di farli frullare senza preamboli e pause e non attendono d’esser troppo molestati per sottrarsi.

Lepre: lo Spaniel è animale pistatore; quale miglior selvatico di quadrupede che scampa di piede stampando sul suolo tracce odorose ininterrotte, per costituire una pista per cane che svolge la cerca quasi costantemente narici rivolte verso il suolo? Eppure la lepre non è selvatico specifico per lo Spaniel, almeno da noi. Eccetto nelle riserve sovrappopolate di lepri, che costituiscono un inciampo per il cane da ferma che si appassioni, cercare la lepre in terreno libero con lo Spanel è giocare alle probabilità di un incontro occasionale che se non si risolve subito con l’uccisione del selvatico, rende vana ogni altra ricerca di quello stesso messo in piede.

Alle prove nostre sul terreno la lepre è elemento complementare, utilissimo per controllare la correttezza sull’invito provocatorio di selvatico che si sottrae sullo stesso piano, utilissimo per controllare il riporto, ma è incontro raro, occasionale nell’ habitat a fagiani dove si corre da noi e non sufficiente a fornire da solo criteri per un giudizio sui meriti venatori del cane.

Altri selvatici da pelo, soprattutto il capriolo e sopratutto con lo Springer, costituiscono selvatico per lo Spaniel in taluni paesi, non da noi.

Il coniglio: si svolgono prove su conigli, per lo Spaniel in Francia e in Inghilterra, non in Italia.

A caccia, da noi, è utilizzato lo Spaniel dove siano in abbondanza e in terreno libero i conigli, sopratutto da quei segugiai che temono nel mite roditore un diversivo allettante per le loro mute, che si perdono volentieri dietro una traccia effimera e si abituano ad uno scagno senza conclusione presso la tana. Effimera appunto perché il coniglio poco veloce, si sente sicuro solo nelle vicinanze di essa (e ne ha più d’una) e al minimo sentore di pericolo vi cerca rifugio.

Per lo Spaniel tale impiego esige dall’ausiliare la malizia appunto di intercettare la tana al coniglio sorpreso al pascolo obbligandolo a cerca scampo all’aperto, desumendo l’ubicazione della tana dalla direzione della fuga: né facile, né con esito frequente.

A mio avviso, come norma, il coniglio non può essere considerato selvatico classico dello Spaniel, offrendo troppo brevi possibilità di pistaggio prolungato, almeno nel nostro habitat.

Altrove è invece considerato: tipico.

Ottimo ausiliare ad anatre, trescando fra i canneti. Composto a bordo della barca.

L’allodola: è selvatico sul quale lo Spaniel è ideale per il recupero, perché il suo olfatto non ne dimentica nemmeno una caduta in erba o stoppia, mentre molte ne trascura la vista del cacciatore.

Alcuni cacciatori d’appostamento fisso impiegano il Cocker per far levare le pasturone pigre nei pressi del capanno.

Questo per quanto riguarda l’ impiego multiforme a caccia.

Ed è a caccia che si potenziano le doti venatorie genuine dell’ ausiliare; alle prove ci si limita a collaudare ufficialmente solo alcune delle più facilmente praticabili e controllabili durante lo svolgimento e le più conformi al carattere della razza ed alle sue origini.

Alle prove, habitat e selvatico sono quelli prescritti dal regolamento dello Spaniel.

Lo Spaniel è ausiliare intermedio tra seguito e ferma: del segugio adotta la fase di pistaggio che quello esercita su selvaggina di pelo ed esso anche su quello di prima, avendo in comune il forzare la preda, ma il segugio inseguendo in corsa per una meta lontana, lo Spaniel accompagnando la pedinata e destreggiarsi affinché il frullo, o lo schizzo, avvengano a tiro di fucile.

Lo Spaniel non da la voce nè durante la fase della cerca nè durante il pistaggio, appunto per non indurre il selvatico a frullare intempestivamente.

Nel folto (bosco, selva) trovandosi lontano e non visibilmente controllato dal cacciatore, se da la voce per avvertirlo del frullo è merito di autentico ausiliare.

Del cane da ferma lo Spaniel ripete le ventate, testa alta, con molta maggior frequenza che non il segugio e come fermatore porta il cacciatore a sparare in borrita.

Col cane da ferma continentale ha in comune la pratica del riporto e del recupero, ma quale caratteristica principale e non secondaria.

Si discusse molto sulle mansioni, se Cerca escludendo il Riporto, per il Cocker, basandosi sul termine restrittivo Cerca usato in tal senso da molti: limitazione che favorisce un genere di allevamento che avrebbe portato tutti i Cockers a non essere più cani da Caccia, ma da esposizione, per la quale i vezzosissimi esemplari hanno fin troppa disposizione.

Senza riporto e recupero, come ausiliare il Cocker sarebbe inutile, come razza da caccia: finita.

Pericolo non condiviso dallo Springer, bellissimo animale, con caratteristiche di razza categoriche, ma non vezzoso. L’essere vezzoso è pericoloso per le razze da caccia.

Dalle premesse citate è facile dedurre quale lo Standard di lavoro dello Spaniel: individuare un selvatico e quello indurre (direi quasi persuadere) a palesarsi a tiro di fucile. Riportarlo e recuperarlo, ferito o morto.Cocker e Springer corrono in prova su selvaggina sparata: categorico pertanto non solo che non temono il colpo di fucile, non solo che rimangono indifferenti, ma il colpo deve servir loro di incitamento per cacciare. (Non è troppo pretendere!) Cocker e Springer corrono sullo stesso terreno, sullo stesso selvatico, ma divise le due razze.

Elementi di valutazione per entrambe nel corso della prova sono: sistema di cerca, olfatto passione, obbedienza, collegamento costante con il fucile(eccetto fasi contemplate e autorizzate di autonomia sempre per procacciare il bersaglio nell’impossibilità del cacciatore stesso di rispettare il contatto); morbidezza di reazione, sagacia e decisione sulla pista, correttezza a volo e schizzo, riporto sollecito, recupero efficace, entrambi con rispetto del selvatico, preda per il padrone, non per il cane. Elementi che costituiscono ciascuno una graduatoria che si traduce in qualifica e classifica complessive.

Il tempo normale del 1 turno, che si corre a singolo individuo deve essere almeno di venti minuti, tempo abbreviabile e prolungabile a criterio insindacabile del Giudice.

Cerca. Si svolga a circa 20-25 metri dal fucile, a tiro utile di rosata, sopratutto durante la fase attiva dell’incontro del selvatico, dovendosi sparare di borrita.

Non è prescritta nessuna geometrica progressione di incrocio, ma perlustrazione analitica del terreno antistante al cacciatore nella direzione di marcia, e ai lati. L’incontro della traccia, che governa l’itinerario, giustifica il cambio di direzione, fino anche a portare il cane a passare dietro il cacciatore, purchè mantenga il collegamento.

Il ritmo del pistaggio è condizionato dall’orgasmo del selvatico, se più o meno leggero, perchè più o meno molestato; fase delicata, dovendo il cane conciliare due necessità: non perdere il contatto col fucile e mantenere la pista del fuggitivo.

Per lo Spaniel il sorpassare selvatico, grave per il cane da ferma, è eventualità che non si può praticamente pendere in considerazione se con fagiani numerosi, perché come le quaglie, non sono reperibili progressivamente tutti quanti e perchè il pistaggio di uno porta ben oltre la dimora degli altri.

Lo Spaniel non deve trascurare torteti, canneti, ma anzi perlustrarli, incurante di sete e grange, nè sostare titubante di fronte a fossi e canali, dovendo guadarli, se necessario per il recupero, anche d’inverno. Con freddo intenso il cacciatore decide se cimentarlo o no, ma il conduttore avendolo impegnato nella prova, delega all’allievo il puntiglio di prodigarsi fino a risultato concreto.

Ci sta però una differenza sensibile fra la cerca di Cocker e Springer: l’azione dello Springer per la maggior mole è più rapida, ossia il percorso nell’ambito della distanza utile dello sparo è svolto in minor tempo, con galoppo più rapido. Ed è azione più decisa, anche per il carattere venatorio dello Springer, non attenuato da correnti di sangue non cacciatrici.

Il Cocker svolge cerca più brulicante (termine non mio che adotto), ossia più minuziosa, con assaggi a fiuto più frequenti, insinuandosi tra gli ostacoli, con procedura più meticolosa, mentre lo Springer sfonda l’ostacolo, penetra, d’impeto e, se occorre, lo supera di slancio.

Agli effetti del rendimento, c’è qualche differenza del risultato pratico? Può esserci a norma di habitat. E’ un pò come cacciare col pointer o col bracco.

Esplorazione di entrambi a ritmo vivace: se il cane si riduce a camminare sulle orme del cacciatore perché indisposto o svogliato, inutile insistere con incitamenti perché cane da caccia indifferente al selvatico non si commuove certo con esortazioni verbali.

Il conduttore non abusi del fischio, né tantomeno della voce nei richiami perché il cane sta perseguendo selvatico che si trova gia in movimento, "in piedi" e "pronto sull’ala", per la fuga. Né pretenda di distogliere dalla traccia il cane impegnato, perché a decidere se valida o no, è solo il naso del cane.

Se lo Spaniel corre in pariglia, vige per entrambi il rispetto del collaborare, l’orgasmo venatorio di uno, acuito dall’emanazione, non deve sopraffare la cerca dell’altro, finendo entrambi con l’impegnarsi oltre il limite prescritto utile per la cerca.

Nella fase dell’ incontro della traccia e sopratutto nell’imminenza del frullo, lo Spaniel fornisce al cacciatore chiaro avvertimento che è prossima la conclusione cruenta, col frenetico agitare del mozzicone di coda. Non è superflua procedura stilistica, ma intelligente, concretissima collaborazione: il cane che costringa al frullo senza prima fornire tale prezioso preavviso al padrone, ha tutta l’aria di essere incappato per caso sul selvatico. E’ demerito da penalizzare.

Se dei due Spaniel uno fa frullare e il cacciatore spara, quasi inevitabilmente l’altro cane corre sul posto, abbandonando la pista calda sulla quale è impegnato: ci sono reazioni inconcepibili sulle quali è pignoleria sofisticare, perché non si può escludere che quella pista negletta sia la stessa che provocò lo sparo, anche se distante e perché dal cane non si può pretendere che rispetti maggiormente i regolamenti sanciti senza consultarlo, che non sono il proprio istinto, raramente fallace.

Frullo e Schizzo. Il selvatico si palesa spesso proprio davanti al muso del cane, sopratutto in habitat dove pascola non molestato, ignaro del pericolo: è in questa fase, mentre il cacciatore imbraccia l’arma per mirare, che si deve esigere categoricamente l’immobilità assoluta, per evitare che la rincorsa o il tentativo di protendersi per ghermire la preda provochi il frapporsi a scudo del cane fra selvatico e fucile. Prono a terra, o seduto, purché immoto all’atto stesso di frullo o schizzo, esclusa qualsiasi tolleranza, nessun metro più o meno di rincorsa: proprio quel qualche metro può essere essenziale.

Il cacciatore si regoli a suo piacere; il Giudice di prove: no. Sarebbe come il vigile in sosta presso zebre o semaforo, che concedesse al veicolo di inoltrarsi qualche metro oltre il prefisso, intercettando il passo a quelli che provengono dai lati. Con quello da ferma il cacciatore si sposta spesso davanti al cane immobile per provocare egli stesso il frullo del selvatico; con lo Spaniel che è sempre in fase di movimento, no: il pericolo di colpire il cane o di non poter sparare è più frequente.

La immobilità è da esigersi anche perché sintomo evidente che l’ausiliare è a cognizione di cacciare non per sé.

Riporto. Colpito il selvatico, volatile precipitato al suolo, lepre o coniglio rotolati per terra, si concede via libera al cane per il riporto.

Si è detto: prono o seduto, all’atto dello schizzo. Prono, rinuncia totale al selvatico (anzi: disinteresse) è più consona per il cane da ferma che non abbia compiti di recupero: seduto agevola il cane la possibilità di seguire a vista la parabola del selvatico che cade stroncato e con molta maggior utilità quella del selvatico che, ferito, atterra lontano reggendosi sulle ali, ubicandone almeno la direzione e la distanza.

Alle prove sul terreno, come valutazione, non è affatto una sfumatura, ma apporto che depone a favore della intelligenza dell’ausiliare. A caccia.....domandatelo al cacciatore.

Se il selvatico da piuma denuncia manifesta impossibilità di reggere a lungo nel tentativo di sottrarsi, il cane che è coscientissimo delle possibilità fisiche menomate del fuggiasco e della probabilità di agguantarlo, è indotto a prodigarsi in un inseguimento che ha per scopo concreto di garantire il possesso: il cacciatore considera favorevolmente. Il Giudice è costretto a regolarsi a norma di un divieto che se tollera eccezioni: rinuncia ad essere efficace, facendo affidamento sulla capacità del cane di reperire il selvatico a fiuto una volta atterrato.

Il riporto è da pretendersi sollecito, immediato, il tempo di assicurare la preda tra le mandibole, senza indagare e rivoltarla a leccare ferite, manifestazioni che denotano più la voluttà di assaggiare, che non la disciplina di cederla e di consegnarla al cacciatore. La cessione dovrebbe essere giuliva, segno di coscienza del proprio dovere.

Se le prove fra Springer e Cocker si tengono sullo stesso selvatico, lo Springer si trova favorito nella fase del riporto per il peso del selvatico proporzionalmente più leggero per esso: anche per questo si fanno correre separatamente.

Un fagiano di 1chilo e mezzo, una lepre di 3-4, non sono comodo bagaglio per un cockerino di 12 chili! Le prestazioni dell’ausiliare evono essere in relazione alle possibilità fisiche sue proprie: anche nel sollevamento pesi gli atleti sono divisi in categorie secondo il pondo.

Il cockerino si aiuta spesso trascinando la preda: sia tolleratissimo, anzi, considerato come dimostrazione di caparbia volontà di sopperire, nella impossibilità materiale di eseguire. Non c’è prescrizione di peso in chili o in etti., il limite è appunto segnato dalla manifesta impossibilità dell’animale di riuscire malgrado reiterati tentativi.

Talvolta il cane agita la testa con violenti scossoni mentre tiene il selvatico fra i denti ed è per vincere la resistenza di fagiano che si ribella; una zampata con lo sperone aguzzo inasprisce la reazione, specie di cane piccolo in proporzione del selvatico: le manette del cane sono i denti, e il cane stringe i denti. Il Giudice distingua, se possibile, se si tratta di dente duro, ossia del vizio di infierire sulla preda, o se di legittima difesa, controllando il riporto anche su animale inerte, morto o nella impossibilità di ribellarsi.

Può accadere che il cane si trovi a dover abboccare selvatico stracciato da fucilata maldestra troppo da presso: se il cane rifiuta di abboccare è nel suo pieno diritto, nessuna penalità, purché lo scempio sia evidente e constatabile, per una repulsione che depone a favore dell’ausiliare. Se invece il cane affonda i denti in quelle polpe e mastica, nessuna indulgenza: quello è individuo del quale non ci si può fidare e qualsiasi ferita sanguinante potrebbe fornigli pretesto per un pasto, lontano dal controllo del padrone.

Nel caso di recupero, eseguito a distanza e nella impossibilità materiale di riporto, lo Spaniel dia latrato o lamento. Da noi vige il pregiudizio di pretendere lo Spaniel non già taciturno, ma addirittura muto. E’ in netto contrasto con qualcuna delle prestazioni che si pretendono da esso: in alcuni paesi si caccia il capriolo con lo Springer ed è preteso il richiamo a voce.

Il riporto dall’acqua è da ritenersi recupero, perché avviene in elemento non accessibile normalmente al cacciatore.

Quando il cane si lancia per esperire il riporto di volatile caduto nei pressi, smontato d’ala, questo può ancora sottrarsi con zampe sane ed il riporto si evolve in recupero, con decifrazione della pista a naso, se il cane non può inseguire a vista. Fase complicata: se il cane, esperto, imbocca la traccia giusta dietro al ferito tutto si risolve normalmente. Ma se perde la calma per brama, sia pure giustificata, del possesso e si ingaggia con impeto, con iniziativa disordinata, non solo perde il filo della pista utile in quel momento, ma scompagina la selvaggina pascolando e con andirivieni caotici ed ansiosi mette in volo dieci, venti fagiani, sciupando altrettante occasioni di carniere per il padrone: quello non è l’ausiliare, quello è un guastafeste. Dipende molto dell’addestramento.

Peccato da considerare con indulgenza se allievo giovane, ma da non sottovalutare con anziano, considerando che lo Spaniel è ausiliare venatorio di impiego categoricamente pratico: il riporto non fa eleganza fa arrosto.

Stile dello Spaniel è quello di rendersi utile a caccia.

Nell’esprimere il suo compito il giudice deve concedere molto al buonsenso, che interpreta lo spirito dello standard e del regolamento meglio di una severità preconcetta che tuteli più la forma che la sostanza. Essenziale è proteggere gli impulsi venatori congeniti della razza: quelli acquisiti con l’addestramento hanno, benché rilevantissima, minor importanza nel confronto.

ELEMENTI DI SQUALIFICA : paura del colpo di fucile, rifiuto del riporto, guasto del selvatico, fuori mano costante, inerzia della cerca, scagno prolungato sulla pista, inseguimento del selvatico.


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